Uno dei motivi per cui alla fine lasciai la facoltà. Non uno dei più importanti a dire il vero. Quello vero è che volevo fare il lavoro che faccio adesso
Credo che sia una specie di atteggiamento, un "etiquette". Tutti fanno così, lo subisci da studente, poi da assistente, dove devi sgomitare per avere una cattedra... e alla fine per forza ti incarognisci. Poi considera che tanti prof fanno altro e usano la cattedra per arrotondare. Mi ricordo uno dei miei che non si presentava agli esami perchè doveva seguire il suo studio privato... e tu potevi restare lì ad aspettare anche 3-4 ore..... chissenefrega tanto siete 20enni imbecilli appena usciti dal liceo.
Una mia amica fa l'assistente alla facoltà di Storia, non so come sia quando insegna e fa gli esami, quando ci parlo è una brava persona molto calma. Ma mi racconta storie assurde in cui i prof si incollano alla poltrona per decenni e non si smuovono, assistenti che fanno di tutto per camminarti sopra.... lei ha quasi 36anni e non ha ancora una cattedra, si arrangia con 3 lavori più o meno precari. Dimmi te...
Io come consiglio personale fanciulli\e, vi dico di laurearvi alla svelta e volare all'estero per non tornare mai più. E non scegliere per esempio la strada della mia amica dove sei precario per sempre.
A dire il vero dovrei trasferirmi all'estero pure io.......... O_O
Hai lasciato la facoltà? Che cosa frequentavi?
La situazione della tua amica è assurda e triste allo stesso tempo, sicuramente è una persona che si impegna... Mi ricorda tanto una mia amica laureata in Matematica (e che mi ha aiutato moltissimo nel prepararmi ai test d'ammissione) che aspetta di entrare nel ramo dell'insegnamento...
Guarda a me piace l'Italia, seppur con tutti i difetti che ha... ma sicuramente se mi si dovesse presentare una occasione di lavoro all'estero non esiterei perché, in fondo, la casa è dove c'è il lavoro fondamentalmente....altrimenti come fai a gestirla?
diciamo che chi tenta la carriera universitaria in italia lo sa a priori.
i ricercatori italiani nella maggior parte dei casi non valgono niente, fosse per me non gli darei nemmeno quei quattro soldi che gli danno.
gente che non produce niente di utile, perditempo cronici incapaci di essere impiegati in una qualsiasi azienda perchè del tutto distanti dal mondo reale.
la ricerca italiana è una buffonata, i professori non sono altro che politici minori non abbastanza forti da andare a rubare al governo.
gente che non fa niente e va avanti sulle spalle dei ricercatorini.
i ricercatorini quando va bene sono degli speranzoni, nei casi normali sono degli incompetenti.
ovviamente non si può fare sempre di tutta un'erba un fascio ma la situazione generale è più o meno questa con le dovute eccezioni.
adesso i nostri politici, ehm professori, hanno inventato una nuova mafia, il master universitario.
tu paghi 4mila o più euro all'università per un master fatto dagli stessi incompetenti che si trovano nelle aule, con l'unica differenza che siccome paghi, il master lo danno a cani e porci e alla fine del master c'è un giro di telefonate per trovarti un posto di lavoro.
io mi sono laureato in informatica in questo sistema malsano, sinceramente non ne vado assolutamente fiero,
ho preso il pezzo di carta solo perchè per fare il lavoro che volevo fare serviva il pezzo di carta.
Comprendo che non stai facendo di tutta l'erba un fascio e lo hai pure detto, ma la tua sparata a zero contro i ricercatori italiani è, perdonami, un po' troppo esagerata.
Tu ti sei laureato in informatica e lavori, quindi hai avuto l'opportunità e hai trovato un buon impiego.
Io ho solo 22 anni, sono studentessa, ma mi permetto di esprimere una opinione a riguardo.
I ricercatori italiani validi (e sono molti) sono persone che si fanno un sedere enorme per lavorare e andare avanti, non è certamente colpa loro se sono sottopagati e vengono gestiti da chi mette in prima fila altri interessi. La mancanza di fondi poi è uno dei problemi più gravi e grandi equipe di ricercatori sono costretti a lavorare in ambienti stretti e piccoli, roba che alcuni devono uscire dal laboratorio per permettere ad altri di entrare. E tutto questo dove? Nei sottoscala di un ospedale, dove si fanno ricerche sulle cellule staminali.
Esistono i professori/ricercatori che, almeno tutti quelli che ho avuto il piacere di conoscere, sono persone altrettanto valide, con una cattedra e che allo stesso tempo dirigono gruppi di ricerca.
I ricercatori, prima di essere tali, sono studenti che hanno sgobbato e si sono laureati con voti brillanti. Coloro che trovano lavoro si impegnano al massimo, alzandosi ad orari assurdi, e per questo anche sfruttati, a volte sapendo che alcune politiche aziendali non permetteranno un futuro roseo.
La cosiddetta fuga di cervelli non è mica infondata, semplicemente la gente sfrutta il suo talento altrove, fuori dal paese. Non è un caso se spesso e volentieri il personale di un gruppo di ricerca ha almeno un italiano tra le sue fila. Le menti italiane non sono poche e sicuramente occupiamo un bel posto nella ricerca, ma purtroppo, e tutti lo sanno, non sempre qui, nel nostro Bel Paese, questo talento viene sfruttato e trattato giustamente.
Gente intelligente con il posto che merita esiste eccome, ma io parlo dell'ambito scientifico, quindi non posso dire lo stesso degli altri campi perché non ne ho la minima idea, ma dato che si parla di ricerca e ricercatori...
Il pezzo di carta, la laurea, è ormai richiesta da tutte le parti anche dove non ce n'è bisogno quasi, ma credo che tutti lo sappiano.
E' vero che il master si paga fior fior di soldi, ma il lavoro dopo questo non è assolutamente assicurato, a meno che uno non sia un super raccomandato, si intende. Detto questo, esiste poi anche quella categoria del raccomandato bravo, che effettivamente è una mente brillante ma avrebbe scarse possibilità di applicarsi se non appunto con un calcio nel sedere verso il posto giusto.
I politicanti universitari sono persone che non vedono oltre il proprio naso. I cosiddetti "baroni" con chiappe ben piantate sulla poltrona. Ma anche tra loro si nasconde gente valida, frustrata, incarognita col tempo.
E parlo perché conosco molta gente di cui ti ho riportato gli esempi sopra, non per sentito dire.